di Pietro Simone Canale
La vita del
soldato – Prima Parte
La storia di Giuseppe Minneci è poco nota, ma non del tutto
insolita. Durante la Seconda guerra mondiale, insieme a molti altri soldati
italiani, egli fu catturato dagli inglesi nelle disastrose disfatte militari
italiane in Nord Africa e recluso nei campi di prigionia che si trovavano nell’Impero
britannico.[1]
Quella del soldato casteldaccese è la vicenda dei POW (Prisoners
of War), finora poco studiata, sebbene esistano importanti opere
storiografiche su di essa e un’interessante memorialistica di coloro che, dopo
l’armistizio dell’8 settembre 1943, ebbero la fortuna di rientrare in Italia
dalla prigionia.
Il fenomeno dei POW non deve essere confuso però con quello
degli IMI (Internati Militari Italiani) rinchiusi nei lager nazisti,
poiché diverse sono le loro caratteristiche.[2]
La triste storia, qui riportata, è parte della storia
militare della Seconda guerra mondiale, ma è nello stesso tempo un piccolo
contributo alla storia sociale italiana del Ventennio ed in particolare del
Meridione sotto la dittatura. Quella di Minneci è uno dei tanti frammenti di
storia collettiva.[3]
Ricostruire la sua vicenda personale non è stato semplice,
poiché i documenti in possesso non sono molti e le informazioni che da questi
si ricavano sono poche e parziali. Tuttavia, si è fatto ricorso alle opere
storiografiche sul fenomeno e alle testimonianze edite di chi ha vissuto in
quegli anni la stessa sorte e la stessa prigionia, al fine di rendere più
comprensibile la tragedia umana non solo del militare, ma di tutti i soldati
italiani catturati dagli alleati. Inoltre, è possibile consultare le trascrizioni delle lettere e delle cartoline inviate dal soldato alla famiglia al seguente link Documenti